…. Invitato a cena mi sono trovata accanto ad una signora chic sicura di sé. Parlavamo di viaggi, un modo di colmare il deficit desolante di certe riunioni: le farfalle del Kenia la incantavano. Era senza parole a descriverne l’estasi di un tale spettacolo, travolta dalla felicità girava gli occhi in tutte le direzioni possibili della memoria. Giunti al formaggio, la conversazione volgeva lentamente intorno al suo inesauribile giardino. I bruchi le facevano orrore. Osai dire che sono loro, i bruchi, a dare le belle farfalle. Silenzio.
Visi pietrificati. Cambio di argomento. L’imbarazzo era mio. Lei non sapeva. Avevamo potuto ridere ma no, arriva sempre il momento in cui Il discorso da ingenuo diventa rozzo. Io avevo oltrepassato il limite.
Sapere comporta una gravità che offusca la superficie delle cose. Conviene vedere lo splendore del mondo e rallegrarsi senza cercare l’origine dell’incantevole. È l’atteggiamento che si abbina a una tecnica da cocktail: offuscare immediatamente un’argomento sospettato di serietà …
Tratto da il giardiniere planetario di Gilles Clement
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